Figli della Lupa

Carta di identitร 

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Estratti

Francesca Scotti, “Figli della Lupa”, p. 282


In realtร , il mio cuore si รจ destato in anticipo sulla data mortale. Ma il mio intelletto, ingenuo e acerbo, non gli ha dato retta. Si รจ lasciato abbindolare dalla propaganda, che spaccia voraci campagne militari per imprese eroiche. Il mio cuore aveva giร  capito. E giร  una volta si รจ fermato, pugnalato dallโ€™approvazione delle leggi razziali. Comprendevo e soffrivo, ma la mia mente irretita e ottusa mi bisbigliava di continuare ad aver fede, mi persuadeva che si trattava tutto di un errore momentaneo, di una svista alla quale il Duce avrebbe, di certo e in fretta, rimediato. Il mondo in cui credevo, di fatto, non รจ mai esistito. Era una pantomima, una religione di terza mano create a immagine e somiglianza di un uomo ambizioso. Coraggio, dunque, camminerรฒ sulla mia strada come lungo un viale di espiazione.


Vorrei che chi nascerร  domani o fra centโ€™anni possa leggere le storie di noi reduci e di tutti coloro che hanno conosciuto la Guerra con il medesimo sentimento dei testimoni narranti di oggi. Vorrei che i posteri, dโ€™inverno e con la neve, pensassero a noi, decimati e marchiati dalla steppa russa innevata. Che pensassero ai russi che ci hanno mitragliati difendendo il loro Paese, a tutti i popoli che i conflitti manovrati dai potenti hanno costretto a fronteggiarsi con le armi, a odiarsi e a uccidersi. Vorrei che, passando accanto a una lapide o a un monumento o attraversando una zona un tempo battuta da una qualsivoglia guerra, si soffermassero, in completo, sincero silenzio, a ricordare un nome o una data o un volto stampato nei tomi di scuola, sentendo prudere sulla pelle, come una cicatrice, lโ€™orrore e la sofferenza che stanno dietro a quel nome, a quella data o a quel volto. Vorrei che, leggendo o ascoltando, si appassionassero al passato. Non per piangere e per rattristarsi, ma per comprendere, amare e scrivere, con piรน ardore e coraggio, la propria storia. Vorrei, ma so che non sarร . Perchรฉ i testimoni muoiono e i loro racconti, di anno in anno, perdono dโ€™interesse, sembrando, a chi รจ avvezzo alla pace, un lascito spiacevole, una zavorra di cui scrollarsi. La memoria รจ uno strumento musicale dato in dotazione a tutti, ma che solo pochi hanno la pazienza e la costanza di imparare a suonare. Questi pochi sono gli infaticabili e romantici amanti dellโ€™umanitร  che, al posto di scansare dalla strada le pietre di ricordi di chi li ha preceduti, raccolgono tali pietre e le impilano costruendo torri sulle quali inerpicarsi e dalla cui cima abbracciare, con lo sguardo e con lโ€™anima, vedute piรน ampie e ispiranti.

Francesca Scotti, “Figli della Lupa”, pp. 543-544

Quel che si dice di “Figli della Lupa”

Brescia, 1931. Daniele Fontana รจ un bambino di nove anni che ama i boschi, i libri e la storia sopra ogni altra cosa. Eleonora, la sua gemella, possiede invece il dono del disegno e una profonditร  sorprendente. I due vivono tra la loro residenza cittadina e la casa di campagna delle zie, insieme al padre insegnante, alla madre sarta e ai fratelli. La vita della famiglia Fontana viene sconvolta perรฒ dallo scoppio della seconda guerra mondiale. Divisi loro malgrado, ma uniti nella scelta di contrastare il nazifascismo, fratelli e sorelle affronteranno prove, lutti, fame e dolori ma intrecceranno anche legami che li trasformeranno per sempre.

โ€œFigli della Lupaโ€, primo romanzo della giovane bresciana Francesca Scotti (Edikit, 2018รจ uno di quei romanzi dove lโ€™insieme dei personaggi, le vicende storiche e le disfatte cittadine si amalgamano a tal punto da avere, come risultato, un unico grande coro disperato. Secondo romanzo in ordine cronologico della saga della famiglia Fontana (รจ ambientato infatti negli anni successivi a quelli raccontati da โ€˜Vento Porporaโ€˜), โ€œFigli della Lupaโ€ narra le (dis)avventure dei membri della famiglia bresciana dei Fontana dal 1931 al secondo dopoguerra.

Un lavoro pregevole, che unisce una notevole capacitร  narrativa ed una lingua evocativa con un lavoro di raccolta dei dati e quindi di descrizione minuziosa degli eventi e dei luoghi capace di rendere il romanzo non solo appagante per il lettore amante di saghe famigliari, ma anche per lโ€™appassionato di storia italiana e locale.

Giovani spediti senza tante remore in mezzo a battaglioni squinternati, direzionati verso una terra gelida ai piรน sconosciuta: รจ cosรฌ che si viene accolti in questo romanzo che dedica pagine particolarmente toccanti alla Seconda Guerra Mondiale, alla tragica campagna di Russia e alla Resistenza da cui anche la famiglia Fontana, come tante altre famiglie bresciane e italiane, sarร  toccata.

La famiglia Fontana, formata da Carlo, Antonia e i loro figli, insieme alle zie Tatiana, Irma ed Elisabetta, si ritroverร  cosรฌ ben presto catapultata dalle piazze cittadine e dai boschi della Franciacorta alle fredde steppe russe, dove la guerra portรฒ, loro malgrado, tanti dei nostri soldati. 

I nostri protagonisti saranno lรฌ in mezzo, insieme ai nostri nonni, ai nostri parenti, ai genitori dei nostri vicini di casa, armati con qualche fucile e qualche pistola ma senza abiti adatti, senza cibo, con coperte troppo corte per coprirli durante la notte e maglioni troppo bucati per scaldarli durante il giorno.


Francesca Scotti, “Figli della Lupa”

Ma mentre i nostri eroi cercano di combattere e di conquistare metri di territorio, per soddisfare lโ€™ego di un dittatore, le nostre sorelle Fontana, in cittร , non stanno certo a guardare. Attorno a loro, celata agli occhi delle spie e fondata su messaggi in codice e bigliettini da nascondere in tasca, si apre una rete di rivoluzionari e di persone che vogliono in tutti i modi salvare il nostro paese da una cosa: la presenza del Duce, personaggio scomodo che aveva promesso mari e monti agli italiani ed invece ha donato loro solo pallottole e neve.

La seconda parte del romanzo comincia difatti proprio nel 1944, al termine degli scontri mondiali ma allโ€™inizio di quelli interni. Perchรฉ gli angloamericani avranno anche aiutato gli italiani a liberarsi dei nazisti, a liberare le proprie terre dagli invasori, a scacciare il nemico che ci aveva costretto alla morte, ma non hanno pensato che molti di noi, troppi di noi, avevano ancora nella testa, e nel cuore, quelle idee di nazismo che difficilmente vengono sradicate.

La cittร  si ritrova cosรฌ, ancora per qualche anno, stretta tra le braccia di battaglie infinite.

Da una lato i fascisti imperterriti, quelli che malgrado la disfatta finale credevano fermamente nelle idee del loro leader e quindi proseguivano a mietere terrore, a imprigionare chi non la pensasse come loro, a fucilare chi solo osasse ribattere alle loro affermazioni. Dallโ€™altro le forze di liberazione, coloro che, pensando che nascondersi nei boschi delle nostre vallate li proteggesse dagli artigli delle camicie nere, cercavano di far rialzare la testa ai propri connazionali uccidendo lโ€™invasore e saccheggiando le sue armerie.

Due fazioni armate, lโ€™una contro lโ€™altra, ed in mezzo solo morte e distruzione: famiglie divise, giovani partiti per una guerra che non sentivano loro e mai tornati, uomini con ideali di libertร  ma con pochi mezzi per realizzarla, donne relegate alla gestione della casa ma rivoluzionarie nel cuore.